Il massacro di Srebrenica - Graziano Turrini

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Il massacro di Srebrenica

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Il massacro di Srebrenica


   
"Fu Ratko Mladić, un generale che si sentiva come un dio, che tra l'11 e il 15 luglio del 1995 a Srebrenica uccise a sangue freddo aiutato dalle Tigri di Arkan e dagli Scorpioni Rossi - più di 8mila musulmani. Quarantamila persone furono deportate, centinaia di donne vennero sistematicamente violentate: nella disattenzione di una calda estate di vacanze si consumò il peggiore massacro in Europa dalla seconda guerra mondiale, in una città che l'Onu aveva dichiarato "area protetta". L'unica cosa che facemmo allora fu raccogliere testimonianze: a migliaia raggiunsero Tuzla, feriti, disperati, lasciati agonizzare per giorni sulla pista incandescente dell'aeroporto. Nella marcia tra le montagne bosniache alcuni, ridotti alla follia, si uccisero facendosi saltare in aria con le granate pur di non essere presi vivi. Ma nessun racconto, per quanto macabro e lancinante, smosse le cancellerie internazionali.
   Cominciarono separando gli uomini dalle donne, il segnale che dava inizio alla mattanza …. "   Così comincia il primo racconto di un sopravvissuto, Emir Suljagic, trentacinquenne giornalista di Sarajevo, nella sua denuncia del massacro di Srebrenica.


Cosa successe a Srebrenica, in quella calda estate del 1995?
   Durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, e precisamente dopo la grande offensiva serba del 1993, l'intervento dell'ONU portò a una demilitarizzazione di alcune zone - sotto controllo dell'ONU - e alla delimitazione di alcune aree protette (tra queste le città di Sarajevo, di Tuzla e di Srebrenica), dichiarando che gli aiuti umanitari e la difesa di queste zone sarebbero state da garantire anche con l'uso della forza, utilizzando soldati delle Nazioni Unite.

   Le delimitazioni delle zone protette furono stabilite a tutela e difesa della popolazione civile bosniaca, quasi completamente musulmana, costretta a fuggire dal circostante territorio, ormai occupato dall'esercito serbo-bosniaco, e dove decine di migliaia di profughi si recarono in cerca di rifugio.
   Verso il 9 luglio  1995 , la zona protetta di Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati dalle truppe della Vojska Republike Srpske e, dopo un'offensiva durata alcuni giorni, l'11 luglio l'esercito serbo-bosniaco riuscì a entrare definitivamente nella città di  Srebrenica . I maschi dai 14 ai 78 anni furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani; apparentemente per procedere allo sfollamento: nella realtà, invece, vennero uccisi e sepolti in fosse comuni.
   Secondo le istituzioni ufficiali i morti furono 8.372, sebbene alcune associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime affermino che andarono ben oltre 10.000. L’Europa conobbe di nuovo i campi di concentramento e gli stermini di massa, realizzati con lucida sistematicità.
Un’intera generazione di uomini fu cancellata.
   Durante i fatti di Srebrenica i 600 caschi blu dell'ONU delle tre compagnie  olandesi Dutchbat I, II, III non intervennero a difesa della popolazione civile bosniaca: motivi e circostanze non sono ancora stati del tutto chiariti.

Ratko Mladić
   "Il macellaio di Bosnia", nel 1995 venne accusato dal Tribunale Penale Internazionale per la Ex Jugoslavia di  genocidio ,  crimini di guerra  e  crimini contro l'umanità . Come capo militare con  responsabilità di comando, Mladić fu accusato dall'ICTY di essere responsabile dell'assedio a Sarajevo (5 aprile 1992 - 29 febbraio 1996) e del massacro di lt Srebrenica  - il più grande genocidio in Europa dalla  Seconda Guerra Mondiale.
   Nel luglio del 1996 il tribunale dell'ICTY confermò tutte le accuse ed emanò un mandato di cattura internazionale. Il governo serbo e americano offrirono una taglia di 5 milioni di dollari a chiunque avesse offerto delle informazioni per la sua cattura. Nell’ottobre del 2010 la Serbia intensificò la caccia alzando la ricompensa a 10 milioni.
Mladić riuscì comunque a restare in libertà per 16 anni protetto dalle forze di sicurezza serbe e serbo-bosniache e successivamente dalla sua famiglia. Il 26 maggio 2011 fu arrestato a  Lazarevo , in Serbia. La sua cattura era considerata come una pre-condizione affinché la Serbia potesse candidarsi a diventare membro dell'UE.

Željko Ražnatović e le Tigri di Arkan
   Željko Ražnatović - meglio conosciuto  come  Arkan -  è stato un militare serbo, leader paramilitare, autore di numerosi crimini di guerra commessi durante la guerra in Jugoslavia negli anni novanta. Fu uno dei maggiori ricercati dall’INTERPOL negli anni ’80-’90 per crimini e omicidi commessi in numerosi paesi europei. Successivamente fu incriminato dall’ONU per crimini contro l’umanità, includendo ruoli principali in   genocidi e atti di pulizia etnica.

   Proprio sugli spalti del Marakana si forma l’Arkan nazionalista: unisce le diverse fazioni in cui sono divisi gli ultrà in nome di Slobodan Milosevic  (presidente della Serbia dal 1989 al 1997)  e in dono dalla dirigenza della squadra riceve una pasticceria, che diviene il "covo" dei suoi uomini.

   Quando inizia la guerra con la Croazia, i vertici jugoslavi pensano a lui per organizzare le milizie di volontari. Volontari che Ražnatović non fatica a reclutare, attingendo tra i tifosi del  Marakana   e nelle carceri belgradesi, imbottite di criminali comuni in cerca di avventura. A partire da quell’anno Arkan gestisce il Centro per la Formazione Militare del Ministero per gli Affari Interni serbo. Arkan recluta tra i seguaci del F.C. Stella Rossa Belgrado un’unità di volontari forte di circa 3000 uomini con il nome ufficiale di Guardia Volontaria Serba - in seguito modificato in Tigri - che, a partire dall’autunno 1991, ha operato come unità paramilitare lungo la frontiera serbo-croata. Si dice che il nome  Tigri  sia stato voluto da Arkan quando questi entrò in possesso di un piccolo tigrotto che sosteneva aver rubato dallo zoo di Zagabria anche se più probabilmente proveniva dallo zoo di Belgrado. Impossibile fare un elenco preciso delle centinaia di migliaia di persone che le Tigri hanno barbaramente   massacrato   a partire dal 1992: l’unità "Tigre" era solita attaccare con l’artiglieria un paese, di norma musulmano o croato, quindi vi entrava installandovi il terrore, uccidendo arbitrariamente civili, commettendo   stupri, saccheggiando e distruggendo proprietà private e monumenti, installando campi di concentramento. Secondo un documento interno dell’esercito Popolare Jugoslavo, il motivo principale per la lotta di Arkan non era tanto la lotta al nemico, quanto l’appropriazione di proprietà private e la tortura dei cittadini.
   Quando nel
2000 Ražnatović fu assassinato (nell'Hotel Intercontinental di Belgrado) la curva nord della SS Lazio gli dedicò uno striscione con la scritta: "Onore alla Tigre Arkan", in solidarietà a Siniša Mihajlović - l'allora allenatore della Lazio - che di Ražnatović era grande amico.

Gli Scorpioni Rossi
   L'unità denominata "Scorpioni" dal 1991 al 1992 funzionava come unità dei servizi di sicurezza. A quel tempo esisteva un continuo scambio tra i membri degli "Scorpioni", la Guardia volontaria serba e i Berretti rossi, perché tutte e tre queste unità erano formate dalla DB (servizi segreti) e quindi sotto diretto controllo del Ministero dell'interno serbo. Secondo Natasa Kandic, direttrice del Centro per il diritto umanitario di Belgrado, gli "Scorpioni" facevano parte delle unità dello stato e al tempo del massacro di Srebrenica "erano incaricati di prendersi cura dei 'pacchi' ossia dei prigionieri e di provvedere alla loro uccisione: tutti operavano con le uniformi della polizia della Repubblica della Serbia e coi Berretti rossi sulla testa".

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