Bugres e Bulgari - Graziano Turrini

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Bugres e Bulgari

La maledizione del primogenito

Bugres e Bulgari


     Qualche anno fa, trovandomi in Brasile, nello stato del Rio Grande do Sul, a visitare alcuni amici discendenti dei nostri emigranti veneti di fine '800, mi imbattei per la prima volta in questo termine: i bulgari. Facevo fatica, però, ad associare concettualmente i bulgari brasiliani con gli odierni abitanti della Bulgaria. E, in effetti, approfondendo i discorsi, mi resi conto come per i primi coloni la parola bulgaro venisse usata come sinonimo di bugre. Incuriosito, decisi di approfondire la questione scoprendo che, stranamente, entrambi i termini erano di provenienza europea.

   Linguisti e studiosi della lingua portoghese ormai concordano sul fatto che bugre trovi la sua origine nel francese "bougre" - la prima traccia, infatti, risale a un registro del 1172, con il significato di "eretico" -  che, sua volta, ci giunge dal latino medievale "bulgàrus", termine con il quale si indicavano gli appartenenti alla Chiesa Ortodossa Greca (considerati eretici dai Cattolici). Alla base di tutto, sembra probabile l'influenza del Bogomilismo (la dottrina attribuita al vescovo Bogomil e sviluppatasi come setta nel X secolo proprio in Bulgaria).

   Per le loro idee (uguaglianza sociale e rifiuto della sottomissione a qualunque potere religioso o politico) i seguaci del Bogomilismo furono ovviamente perseguitati e trucidati in tutta Europa, dando inoltre spunto anche ad altre eresie (come i Càtari).

   Quello che ci interessa, però, è il passaggio del termine dall'ambito strettamente religioso a uno più ampio, comprendente i vari settori della società. Se inizialmente il bulgaro era l'eretico, con il tempo - anche per connotarne ancor più negativamente il significato - divenne il sodomita, il pederasta, il traditore, colui che rappresenta la parte più infima della società. Per cui, quale nome potevano utilizzare i colonizzatori portoghesi al loro arrivo nelle terre brasiliane, trovandosi di fronte a indios seminudi, che non conoscevano il vero Dio, che non lavoravano e che passavano le loro giornate nell'indolenza più totale?

   Il professor Luìs Augusto De Mola Guisard, della Fondazione SEADE (San Paolo - Brasile) ha stabilito tre matrici per poter comprendere appieno i significati legati al termine bugre: religiosa, moderna e biologica. Secondo la prima, il bugre è eretico, infedele, vile, traditore e sodomita. Per la seconda, che deriva dalle nuove pratiche economiche e politiche, il bugre è il vagabondo, lo straniero, l'incivile, il non-integrato, in genere "l'altro". Per la terza, quella biologica, il bugre è il deficiente, l'incapace, il violento, il disordinato.
Chi erano, dunque, i Bulgari-Bugres per i primi coloni veneti, vissuti da sempre all'ombra della parrocchia e sotto il potere di qualche nobile locale?

     Gli indios che si trovarono di fronte rappresentavano, per l'appunto, l'insieme di tutto questo. Il bugre era il selvaggio (ma non con l'accento positivamente naturalistico che diamo adesso a questa parola), il bugre era l'eretico, il senzadio (dal momento che la religiosità degli indios non veniva nemmeno presa in considerazione), il bugre era il vagabondo, ozioso e senza voglia di lavorare (anche se era sopravvissuto per secoli in un ambiente ostile come quello della foresta), il bugre era seminudo e sporco (e non aveva la pelle bianca come quella dei coloni).
Il bugre, soprattutto, faceva paura e la sua pericolosità era messa sullo stesso piano delle belve feroci che popolavano il mato, cioè la foresta brasiliana.

      Il bugre, infine, abitava le loro terre, le terre dei coloni, le terre che gli italiani avevano sognato e desiderato, le terre che gli italiani avrebbero lavorato, le terre che il Governo Brasiliano aveva concesso a loro, uomini di buona volontà. Non era forse, questa, una ragione sufficiente per far di tutto affinché se ne andassero? Per lottare e mandarli via? Per arrivare a sterminarli?

Lettura consigliata:
Piero BRUNELLO: "Pionieri - Gli italiani in Brasile e il mito della frontiera"
Donzelli Editore, Roma, 1994

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