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Bugres e Bulgari
Qualche anno fa, trovandomi in Brasile, nello stato del Rio Grande do Sul, a visitare alcuni amici discendenti dei nostri emigranti veneti di fine '800, mi imbattei per la prima volta in questo termine: i bulgari. Facevo fatica, però, ad associare concettualmente i bulgari brasiliani con gli odierni abitanti della Bulgaria. E, in effetti, approfondendo i discorsi, mi resi conto come per i primi coloni la parola bulgaro venisse usata come sinonimo di bugre. Incuriosito, decisi di approfondire la questione scoprendo che, stranamente, entrambi i termini erano di provenienza europea.
Linguisti e studiosi della lingua portoghese ormai concordano sul fatto che bugre trovi la sua origine nel francese "bougre" -
Per le loro idee (uguaglianza sociale e rifiuto della sottomissione a qualunque potere religioso o politico) i seguaci del Bogomilismo furono ovviamente perseguitati e trucidati in tutta Europa, dando inoltre spunto anche ad altre eresie (come i Càtari).
Quello che ci interessa, però, è il passaggio del termine dall'ambito strettamente religioso a uno più ampio, comprendente i vari settori della società. Se inizialmente il bulgaro era l'eretico, con il tempo -
Il professor Luìs Augusto De Mola Guisard, della Fondazione SEADE (San Paolo -
Chi erano, dunque, i Bulgari-
Gli indios che si trovarono di fronte rappresentavano, per l'appunto, l'insieme di tutto questo. Il bugre era il selvaggio (ma non con l'accento positivamente naturalistico che diamo adesso a questa parola), il bugre era l'eretico, il senzadio (dal momento che la religiosità degli indios non veniva nemmeno presa in considerazione), il bugre era il vagabondo, ozioso e senza voglia di lavorare (anche se era sopravvissuto per secoli in un ambiente ostile come quello della foresta), il bugre era seminudo e sporco (e non aveva la pelle bianca come quella dei coloni).
Il bugre, soprattutto, faceva paura e la sua pericolosità era messa sullo stesso piano delle belve feroci che popolavano il mato, cioè la foresta brasiliana.
Il bugre, infine, abitava le loro terre, le terre dei coloni, le terre che gli italiani avevano sognato e desiderato, le terre che gli italiani avrebbero lavorato, le terre che il Governo Brasiliano aveva concesso a loro, uomini di buona volontà. Non era forse, questa, una ragione sufficiente per far di tutto affinché se ne andassero? Per lottare e mandarli via? Per arrivare a sterminarli?
Lettura consigliata:
Piero BRUNELLO: "Pionieri -
Donzelli Editore, Roma, 1994